Le ricette
della regione Campania
Mezzanelle sciué sciué
Reputo che chi mi segue conosca l’espressione sciué sciué, per cui non metterebbeconto soffermarsi a dirne; lo faccio ad abundantiam per amor di completezza. La locuzione or ora rammentata è molto conosciuta e viene usata quasi come aggettivazione per indicare qualsiasi cosa che venga fatta con superficialità, alla buona, senza eccessivo impegno, insomma in maniera fluente, scorrevole, con semplicità. Per ciò che attiene all’etimologia, una scuola di pensiero reputa che essa provenga dalla lingua francese e precisamente dalla voce: échoué participio passato dal verbo échouer che significa: non riuscire,andare a vuoto. Orbene, è vero che la voce échoué suona, nella lettura esciué, in maniera molto simile allo sciué napoletano, ma la locuzione partenopea non indica mai qualcosa di non riuscito o di andato a vuoto, mancato, ma sempre qualcosa di condotto a termine sia pure in maniera semplice.Penso perciò che questa ipotesi non sia percorribile. Mi sembra molto più vicina l’ipotesi che fa derivare dall’immarcescibile latino la locuzione rammentata; partendo infatti da un fluens reiterato, insomma fluens fluens che tradotto suona fluente, scorrevole (con il medesimo significato di sciué sciué) si giunge all’espressione napoletana. A favore di questa ipotesi oltre il medesimo significato, gioca il fatto che il gruppo FL latino trasmigrato nel napoletano diviene sempre SCI, come nel caso di flos (fiore) divenuto: sciore o flumen(fiume) diventato sciummo.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
Reputo che chi mi segue conosca l’espressione sciué sciué, per cui non metterebbeconto soffermarsi a dirne; lo faccio ad abundantiam per amor di completezza. La locuzione or ora rammentata è molto conosciuta e viene usata quasi come aggettivazione per indicare qualsiasi cosa che venga fatta con superficialità, alla buona, senza eccessivo impegno, insomma in maniera fluente, scorrevole, con semplicità. Per ciò che attiene all’etimologia, una scuola di pensiero reputa che essa provenga dalla lingua francese e precisamente dalla voce: échoué participio passato dal verbo échouer che significa: non riuscire,andare a vuoto. Orbene, è vero che la voce échoué suona, nella lettura esciué, in maniera molto simile allo sciué napoletano, ma la locuzione partenopea non indica mai qualcosa di non riuscito o di andato a vuoto, mancato, ma sempre qualcosa di condotto a termine sia pure in maniera semplice.Penso perciò che questa ipotesi non sia percorribile. Mi sembra molto più vicina l’ipotesi che fa derivare dall’immarcescibile latino la locuzione rammentata; partendo infatti da un fluens reiterato, insomma fluens fluens che tradotto suona fluente, scorrevole (con il medesimo significato di sciué sciué) si giunge all’espressione napoletana. A favore di questa ipotesi oltre il medesimo significato, gioca il fatto che il gruppo FL latino trasmigrato nel napoletano diviene sempre SCI, come nel caso di flos (fiore) divenuto: sciore o flumen(fiume) diventato sciummo.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
QUENELLES SAPORITE
Questa volta vi presento una gustosissima preparazione rustica da servirsi o come antipasto o come rompidigiuno, ma nulla vieta di servirla come secondo piatto (soprattutto – come vedremo – nella presentazione su di uno specchio di salsa di pomodoro. Cominciamo a ricordare, per chi non lo sapesse, che per approntare delle quenelles = chenelle occorre partire da un impasto il cui principale ingrediente è la ricotta addizionata (come vedremo) di varî altri elementi; poi con un cucchiaio si prende una parte dell'impasto, con un altro cucchiaio si raccoglie lo stesso impasto e passando l'impasto da un cucchiaio all'altro si formano le chenelle, che poi posson esser cotte in acqua bollente o (come nel nostro caso) fritte in olio di semi varî bollente e profondo.
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Questa volta vi presento una gustosissima preparazione rustica da servirsi o come antipasto o come rompidigiuno, ma nulla vieta di servirla come secondo piatto (soprattutto – come vedremo – nella presentazione su di uno specchio di salsa di pomodoro. Cominciamo a ricordare, per chi non lo sapesse, che per approntare delle quenelles = chenelle occorre partire da un impasto il cui principale ingrediente è la ricotta addizionata (come vedremo) di varî altri elementi; poi con un cucchiaio si prende una parte dell'impasto, con un altro cucchiaio si raccoglie lo stesso impasto e passando l'impasto da un cucchiaio all'altro si formano le chenelle, che poi posson esser cotte in acqua bollente o (come nel nostro caso) fritte in olio di semi varî bollente e profondo.
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CAZZABBUBBOLE* CU 'O PRESUTTO**
Gustosissima preparazione da servire o come antipasto o rompidigiuno o anche come secondo piatto accompagnata da verdure (bietole, cime di broccoli baresi lessate al vapore e condite all’agro con olio, aglio tritato, succo di limone, sale e pepe). *la voce cazzabbubbole plurale di cazzabbubbola nasce come si può facilmente intendere (con riferimento alla forma dell’involtino) dall’unione furbesca di due voci di cui la prima: cazza è ovviamente adattamento divertito del maschile cazzo, mentre la seconda bubbola/e è presa dall’omonimo fungo (e segnatamente del suo gambo di cui ripete la forma); tale voce cazzabbubbola è usata però in lingua napoletana non solo per indicare questo involtino di provola e prosciutto, ma molto piú estesamente e genericamente per indicare qualsiasi oggetto (che anche non abbia forma di fuso) che càpiti fra le mani e di cui non si conosca o non si rammenti il nome esatto. ** la voce presutto traduce l’italiano prosciutto pop. presciutto, s. m. coscia di maiale salata e parzialmente prosciugata perché si conservi a lungo; la voce napoletana deriva da un *pro-suctu(m) modellato su ex-suctu(m)= asciutto.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
Gustosissima preparazione da servire o come antipasto o rompidigiuno o anche come secondo piatto accompagnata da verdure (bietole, cime di broccoli baresi lessate al vapore e condite all’agro con olio, aglio tritato, succo di limone, sale e pepe). *la voce cazzabbubbole plurale di cazzabbubbola nasce come si può facilmente intendere (con riferimento alla forma dell’involtino) dall’unione furbesca di due voci di cui la prima: cazza è ovviamente adattamento divertito del maschile cazzo, mentre la seconda bubbola/e è presa dall’omonimo fungo (e segnatamente del suo gambo di cui ripete la forma); tale voce cazzabbubbola è usata però in lingua napoletana non solo per indicare questo involtino di provola e prosciutto, ma molto piú estesamente e genericamente per indicare qualsiasi oggetto (che anche non abbia forma di fuso) che càpiti fra le mani e di cui non si conosca o non si rammenti il nome esatto. ** la voce presutto traduce l’italiano prosciutto pop. presciutto, s. m. coscia di maiale salata e parzialmente prosciugata perché si conservi a lungo; la voce napoletana deriva da un *pro-suctu(m) modellato su ex-suctu(m)= asciutto.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
Mezze penne rigate gratinate
Gustosissimo primo piatto di facile, ma non veloce preparazione.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
Gustosissimo primo piatto di facile, ma non veloce preparazione.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
Purea di fagioli.
Rapidissima preparazione, ma ottima e gustosa da usarsi come contorno di portate di carne.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
Rapidissima preparazione, ma ottima e gustosa da usarsi come contorno di portate di carne.
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
IMPANATE povere alla marinara.
Nota: Già segnalai alibi una ricetta simile che però prevedeva anche l’uso di alcune fettine di caciocavallo che qui invece manca; ecco perché queste impanate son dette povere, rispetto alle precedenti che erano cotolette arricchite!
Inviato da: Raffaele Bracale - Napoli
Nota: Già segnalai alibi una ricetta simile che però prevedeva anche l’uso di alcune fettine di caciocavallo che qui invece manca; ecco perché queste impanate son dette povere, rispetto alle precedenti che erano cotolette arricchite!
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