Le poesie della regione Puglia
Candaléna vaje e bbène
Canticchiare fraseggiando,allegoricamente, anche contenuti morali, intesi a intrattenere bambini piccoli.
Inviato da: Pasquale Castellano
CANDALE'NA
Quando si palleggiava il bambino sulle ginocchia.
Inviato da: Pasquale Castellano
Puzzæ hi
Emerge a volte prepotente la consapevolezza, e può anche essere cruda, che l'integrazione piena nel luogo dove la vita ti ha condotto è solo un'utopia. Casa tua, quella vera, quella da cui siamo partiti, è e continua a restare altrove.
Inviato da: Vincenzo di Serracapriola (FG)
A rellògge æmmæzze a chiazze
Un'assolata,canicolare giornata di agosto,una pausa di frescura in un portone d'un palazzo gentilizio, lo scorcio sull'orologio sul corso di Serracapriola (FG) - orologio demolito fra l'altro causa noto sisma in Molise - e complice una brezza, la percezione del tempo che fugge.
Inviato da: Vincenzo di Serracapriola (FG)
U Brìnnese Serræne
L'autore di questo pregevole testo è stato Francesco Giacci, un agricoltore della Serracapriola del primo '900. Il testo fu ripreso, fra sorpresa e ammirazione nel 1915 da A.De Luca in un suo libro di storia locale. Dall'analisi del testo appare l'evoluzione del parlare: vocaboli e forme verbali scomparse (quætrære=ragazzo/a oggi surclassato dalla forma "uægliòne"; un ottativo assolutamente desueto "pìssene" (possa essere) oggi "pò æsse"; una voce del passato prossimo di tenere, agglutinata all'articolo "l'haje tenute" (l'ho tenuto) oggi "hàé tenute" con la fusione fra l'articolo e l'ausiliario avere. Ancora forme articolari non ridotte "lu/la che evolveranno verso "u/a".
Inviato da: Vincenzo Tartaglia
Dæ l'àneme æ i mòrte
Fino ai primi del '900, alla vigilia della Commemorazione dei Defunti alcune confraternite di Serracapriola (FG) ricordavano con un canto ai vivi le anime del Purgatorio: dopo il canto presso amini e conoscenti, le meritate libagioni. Questo è il testo, ripreso nel 1915 da A.De Luca in un suo libro di storia locale.
Inviato da: Vincenzo Tartaglia
NINNA NANNE (2
Una scena un po' cruenta per una ninna nanna; si rievoca la predazione di un agnello da parte di un lupo, l'angoscia della preda;una scena forse per sopire l'irrequitezza del bimbo. Segue l'invocazione a ché il sonno venga,si chiamano i Santi. Notevole il residuo dell'articolo determinativo "lu/li" che coesistono con le corrispondenti forme ridotte "u/i" ed il latinismo "tricæ" da "tricare":indugiare, il cui uso è oggi del tutto scomparso dalla parlata di Serracapriola.
Inviato da: Vincenzo di Serracapriola (FG)
NINNA NANNE (1
Si tratta di una nenia, che invoca Maria ed i Santi, narrando i gesti preparatori al sonno, e si chiude con una vena di ironica ma lieve malizia.
Inviato da: Vincenzo di Serracapriola (FG)
Nan ze sendà sechìure
Francesco Palazzo - 1920/2000 - Maresciallo maggiore dei Carabinieri. Il Carabiniere poeta di Bisceglie
Inviato da: Antonio Palazzo
La gestizzie
Francesco Palazzo - 1920/2000 - Maresciallo maggiore dei Carabinieri. Il Carabiniere poeta di Bisceglie
Inviato da: Antonio Palazzo