POESIE - CALABRIA
Nu mundu i chisti cui u potìa pensari
Sonetto n. IV appartenente alla raccolta, pubblicata nel 2005, intitolata: "Quandu torna u Signuri supa a terra", del poeta Cauloniese Giovanni Di Landro. Il poeta qui appare amareggiato ed anche arrabbiato, perchè vede che questo mondo è corrotto e ingiusto e che su questo mondo sembra proprio che sia il diavolo a fare da padrone. E gli uomini, che dovrebbero cercare di migliorarlo con le leggi, non fanno altro che paggiorare la situazione.
Dialetto: Calabria

Nu mundu i chisti cui u potìa pensari
Nu mundu i chisti cui u potìa pensari,
possibili ca u mali non s'arresta?
Si Ddiu e l'angiuli non ponnu odiari,
allura è u diavulu chi ndi molesta,

e delinquenti i sapi accuntentari
pemmu u tormentanu a genti onesta,
e 'on c'esti nudu chi trova ripari,
su diavulu ndi lùnchja a tutti a testa.

E si si tenta quarchi soluzioni
esti sempi o contrariu i comu è giustu,
e puru i leggi chi pàrunu boni

non fannu ca u m'aumentanu u trambustu,
ed ogni leggi menti confusioni
e cchjù di unu ormai nci trova gustu.



Traduzione in italiano

Un mondo così chi l'avrebbe mai potuto immaginare
Un mondo così chi l'avrebbe mai potuto immaginare,
possibile che il male non abbia un limite?
Se Dio e gli angeli non sono capaci di odiare,
allora è il diavolo che ci molesta,

sa sempre accontentare i delinquenti
affinché tormentino la gente onesta,
e non c'è nessuno che può trovare un rimedio,
questo diavolo riesce ad abbindolare tutti.

E se si tenta di raggiungere qualche soluzione
si fa sempre il contrario di come è giusto,
e pure le leggi che sembrano giuste

non fanno altro che peggiorare la situazione,
ed ogni legge mette confusione
e più di uno ormai ci trova gusto.

Racconto inviato da: Giovanni Di Landro