POESIE - CALABRIA
Schola est servatio
Questi sono due sonetti del poeta di Caulonia (RC) Orazio Raffaele Di Landro, pubblicati sulla rivista trimestrale “Calabria Letteraria n. 1-2-3 di Gennaio-Febbraio-Marzo 2009”. Il poeta qui “gioca” con le parole latine “servatio” e “servitio” e sentendo sempre dire che la scuola è un servizio, egli invece ribatte che è “servazio”, cioè il mantenimento della cultura. Usa poi nei versi altre parole latine virgolettate per indicare bene i compiti della scuola.
Questi sono due sonetti del poeta di Caulonia (RC) Orazio Raffaele Di Landro, pubblicati sulla rivista trimestrale “Calabria Letteraria n. 1-2-3 di Gennaio-Febbraio-Marzo 2009”. Il poeta qui “gioca” con le parole latine “servatio” e “servitio” e sentendo sempre dire che la scuola è un servizio, egli invece ribatte che è “servazio”, cioè il mantenimento della cultura. Usa poi nei versi altre parole latine virgolettate per indicare bene i compiti della scuola.
Dialetto: Calabria
Schola est servatio
I
A scola esti "servàziu", 'on è "servìziu",
esti maestra, 'on esti servitura;
non esti certamenti asìlu o ospìziu,
semplicementi è a casa da cultura.
Non esti ricettàculu du vìziu,
è prospettiva pa' vita futura;
dà non si vaji pe piacìri o sfìziu,
ma pe' 'mparari comu si matùra.
Veni da "servo, servas... servare",
e non da "servio, servis... servìre";
n'attu latìnu giustu esti "parare",
e non soltantu "stare et venìre".
E' necessàriu "oràre" e "laboràre",
è giustu "cogitàre" e "oboedìre".
II
A scola ndàvi sulu na funzioni
(e non nci voli nenti u si capìsci):
Ndavi u trasmetti seria educazioni,
e soprattuttu ndàvi mu istruìsci.
Non è serviziu! Ma è n'istituzioni,
chi a cui voli mu studia garantìsci
ca po' acquistàri na preparazioni
chi sulu a scola sàpi mu fornìsci.
Non è serviziu: Non nci sunnu "utenti",
ndàvi persuni cu n'impegnu seriu
chi stùdianu, e si chjàmanu "studenti".
Vali pa scola nu sulu critèriu:
U frequèntanu genti intelligenti.
Mandàri a tutti è sulu deletèriu!
Traduzione in italiano
La scuola è "servatio"
I
La scuola è “servazio”, ossia conservazione, non è “servizio”,
è un maestra, non è una servitrice;
non è certamente un luogo di ricovero, asilo o ospizio,
semplicemente è la casa della cultura.
Non è un ricettacolo del vizio,
è prospettiva per la vita futura;
non si va a scuola per piacere o capriccio,
ma per imparare come si cresce e si matura.
Il suo significato viene dal verbo latino “servo, servas… servare”,
e non da “servio, servis… servire”;
e un altro buon termine latino [per il significato che ha] è “parare”,
e non soltanto “stare” e “venire”.
È necessario “pregare” e “lavorare”,
ed è giusto “pensare” e “obbedire”.
II
La scuola ha solo una funzione
(e non ci vuole niente a capirlo):
Deve trasmettere seria educazione,
e soprattutto deve istruire.
Non è un servizio! Ma è un’istituzione,
che a chi vuole studiare garantisce
di poter acquistare una preparazione
che soltanto la scuola può fornire.
Non è un servizio: Non ci sono “utenti”,
ci sono persone con un serio impegno
che studiano, e si chiamano “studenti”.
Vale per la scuola un solo criterio:
che sia frequentata da persone intelligenti.
Mandare tutti a scuola è soltanto deleterio!
Racconto inviato da: Orazio Raffaele Di Landro