POESIE - CAMPANIA
L'Uocchie
Poesia ispiratami dalle sensazioni avvolgenti soggiunte durante una passeggiata al porto di Agropoli (SA) in in una torrida sera d'estate. Guardando vecchie barche di pescatori ormeggiate si prova ad immaginare la storia e le vicissitudini vissute dai naviganti. Chi vive in simbiosi con il mare guarda la realtà da angolazioni differenti cogliendone aspetti, forme e dimensioni spesso inimmaginabili. Il Mare è un modo di essere, dunque, più che una canonica estensione della Natura. Ma, come scriveva Pino Daniele: "Chi tene o' Mare nun tene niente". Chi porta il mare dentro di sè o ci convive nello stesso luogo guarda talmente lontano da amplificare le sue sensazioni e, di riflesso, anche i limiti dettati dalla precarietà umana. Per questo motivo, forse, si è portati a soffrire maggiormente rimanendo, dunque, senza nulla fra le mani. Se ne deduce che "gli occhi" di chi porta il Mare dentro di sè possono esprimere, dare e ricevere tanto. La poesia è stata apprezzata dall'Associazione Culturale "A Castagna ra'Critica" di Lagonegro (PZ) e dalla dottoressa Patrizia Del Puente, docente di glottologia presso l'Università della Basilicata.
Poesia ispiratami dalle sensazioni avvolgenti soggiunte durante una passeggiata al porto di Agropoli (SA) in in una torrida sera d'estate. Guardando vecchie barche di pescatori ormeggiate si prova ad immaginare la storia e le vicissitudini vissute dai naviganti. Chi vive in simbiosi con il mare guarda la realtà da angolazioni differenti cogliendone aspetti, forme e dimensioni spesso inimmaginabili. Il Mare è un modo di essere, dunque, più che una canonica estensione della Natura. Ma, come scriveva Pino Daniele: "Chi tene o' Mare nun tene niente". Chi porta il mare dentro di sè o ci convive nello stesso luogo guarda talmente lontano da amplificare le sue sensazioni e, di riflesso, anche i limiti dettati dalla precarietà umana. Per questo motivo, forse, si è portati a soffrire maggiormente rimanendo, dunque, senza nulla fra le mani. Se ne deduce che "gli occhi" di chi porta il Mare dentro di sè possono esprimere, dare e ricevere tanto. La poesia è stata apprezzata dall'Associazione Culturale "A Castagna ra'Critica" di Lagonegro (PZ) e dalla dottoressa Patrizia Del Puente, docente di glottologia presso l'Università della Basilicata.
Dialetto: Campania
L'Uocchie
Scorre o’tiempo dint all’acqua e’sti canali.
Suonne e Onne, sotto a luna so tutte uguali.
A ciorta arape e’porte a’pucundria.
Comme na vecchia mbriaca saglie, scenne, se perde pa via.
Uocchie chiuse, lengua vacante:
nu ruffian s’allisce e’ capille e se crere importante.
Uocchie nire, nuttata storta: a’uerra sta arret a’porta.
Na barca vecchia se specchia dint o’ puorto e nun se ne m’porta.
Tuocche e’campane, vota e gira stu’ gabbian.
N’coppa a sti scale accussì appese l’uocchie e sti cristian.
Uocchie fridde, ianche comme o’sale: mane appese e n’guorpo a smania e te fa male.
Uocchie e chi tutto s’è pigliato e a’paura ha semmenato: dint e’ case, fora a’via e mmiezo a l’at.
Uocchie e chi è cuntent e’se venne a tradiment, mument pe mument.
Uocchie e chi nun tene niente,
eppure te resse l’uocchie pe te fa verè che sente.
Dint’all’uocchie a verità e chi sape sta luntan: “si o’sanghe nun te coce, passa oggi che vene dimane”.
E tu che dinte e mane strigne chesta croce pe truvà nu poco e pace…
Siente chesta voce, vire che te dice.
Lietto scummigliato, balcone spalancato. O’mare s’è aizato, sientele è sfugà.
Cielo ca s’addorme dint’all’uocchie, Sole ca se sceta ra nu Suonno.
L’acqua che te n’fonna: chesta è a’libertà.
O’tiempo s’mbroglia, t’arravoglie e se ne va.
Che m’mporta, o’viento addà cagnà!
Traduzione in italiano
Gli Occhi
Il tempo scorre tra le acque dei canali.
Sogni e onde sotto la luce della luna sembrano tutte uguali.
La sorte apre le porte dell’inquietudine. Come una vecchia ubriaca vaga inutilmente e si smarrisce.
Occhi chiusi, lingue vuote: un ruffiano si aggiusta i capelli e si crede importante.
Occhi stanchi, notte lunga e travagliata: il trambusto quotidiano è alle porte.
Una vecchia barca sembra specchiarsi nelle acque del porto e dire: “poco importa”.
Rintocchi di campane, un gabbiano volteggia sul paese. Su queste scale così irte passano da secoli gli occhi di questa brava gente.
Occhi gelidi, chiari come il sale: sono solo mani vuote e male.
Occhi di chi ha preso tutto senza dare niente; occhi di chi ha seminato tensioni e paura tutto intorno.
Occhi di chi vende ogni giorno la sua dignità e ne è felice.
Occhi di chi non ha nulla da offrire, eppure darebbe i propri occhi per mostrarti cosa prova.
Negli occhi la verità di chi sceglie di allontanarsi: “se il sangue ti disconosce vai avanti, come se niente fosse”.
E tu che stringi una croce fra le mani per trovare un po’ di pace, ascolta questa voce. Senti cosa dice.
Un letto scoperto, le finestre spalancate: il mare si è agitato. Lascia che si alzi, lascia che si sfoghi.
Il cielo si addormenta nel tuo sguardo, il sole si risveglia da un lungo sonno, l’acqua che ti bagna: questa è libertà.
Il tempo sornione ti confonde, s’incupisce e poi passa… Ma che importa. Il vento cambierà.
Racconto inviato da: Nando Silvestri