POESIE - ABRUZZO
La superbia

Dialetto: Abruzzo

La superbia
Aràcchene telava e aricamava
co’ gran talento e de strafotto prena.
Lo seppero le Ninfe ch’era brava
e andietero de corsa a dillo a Atena.

La dea se l’era presa arquanno amara.
Er fatto è che la giovene de Lidia,
senza arispetto la sfidò a ‘na gara,
curenno un brutto risico d’insidia.

Come, defatti, terminò er duello,
la Pallade, co’ l’occhio arcigrifagno
pe’ la sconfitta, propio sur più bello,

je disse: “A Arà’, ciài fatto un ber guadagno
co’ ‘st’arteriggia tua. Te fo un macello!”
Dettofatto la stramutò in un ragno.



Pasquino da Todi XVII VII MMV




Traduzione in italiano

La superbia
Aracne tesseva e ricamava
con gran talento e con strafottenza.
Le Ninfe che sapevano la sua bravura
lo dissero a Minerva.

La dea non aveva preso bene
il fatto che la giovane di Lidia
l'avesse sfidata ad una gara,
correndo un brutto rischio.

Appena terminata la sfida,
Pallade assai indispettita
per la sconfitta, sul più bello,

le disse: " A Aracne, non t'è convenuto
con questa tua alteriga. Ti punirò.
E di fatto, la trasformò in ragno



Racconto inviato da: Pasquino da Todi