Le poesie della regione Marche
L'urtima armunia
Nel mio paese (Recanati) un tempo erano le campane che scandivano le ore: l’Angelus, l’Ave Maria (‘n’ora de notte), etc.; annunciavano le morti: (Angunìa)dodici rintocchi per una donna e tredici per un uomo; preannunciavano ed accompagnavano le feste: la notte tra il 9 ed il 10 di dicembre tutte le campane di tutte le chiese insieme col Campanone della torre civica suonavano a distesa per annunciare l’arrivo (‘a Venuta) della Santa Casa a Loreto, il Sabato Santo verso mezzogiorno annunciavano la Resurrezione di Cristo e tutti i bambini sui prati, o dove potevano, facevano le capriole in segno di giubilo (i bambini che non potevano o non sapevano farle da soli venivano aiutati dalle madri). Le campane annunciavano anche i cambiamenti atmosferici: il vento, cambiando direzione, portava le voci di campane lontane; l’ultima campana della giornata avvertiva le donne di correre a raccogliere i panni stesi ad asciugare specialmente quelli dei bambini perché si credeva che col cadere delle tenebre il diavolo poteva prenderne possesso.
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
Pr'i viculi (di Recanati)
Il vicolo: un mondo a parte, un luogo ideale dove la vita è ancora a misura d’uomo,la solidarietà naturale, la natura e l’architettura intatte, dove è possibile risentire gli odori semplici di un tempo. Il sale della vita.
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
Oh amore
Le incertezze e i tormenti di un cuore che soffre le pene d’amore.
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
U VEJÓ’ (de carnevale)
Il veglione del lunedì di carnevale si teneva al teatro. Era un avvenimento unico, speciale, nel panorama dei divertimenti degli anni 60/70 del paese. Lungamente atteso e preparato esso prevedeva abiti originali appositamente scelti e fatti confezionare dalla sartina di fiducia; “buone maniere” tramandate da madre in figlia; corteggiatori o imbarazzantemente timidi o rozzamente quanto inefficacemente audaci. Resta, comunque, nel ricordo come un momento magico:una moderna e collettiva “Cenerentola”.
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
Un sogno a occhi uperti - Recanati
Il proprio paese visto come una bella signora d’altri tempi che usa per adornarsi, come fossero gioielli, le bellezze architettoniche e naturali del luogo. E’ un sogno ad occhi aperti. Ma chi sogna chi?
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
Se ppiccia u sole
Un attimo prima che il sole sorga, mentre tutta la natura splendidamente semi addormentata sembra pronta per riprendere vita, un dubbio si accende nella mente dell’autrice: “Se il sole oggi non sorgesse. Se Dio decidesse di non…”. Non sarà così.
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
COMM'UN CRISTIA'
Una casa diroccata fa pensare ad una persona anziana abbandonata che non è più utile ad alcuno.
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
A Varecchina
L’odore della candeggina sulle mani dell’autrice rievoca il ricordo delle mani della madre: mani impregnate dello stesso odore che carezzando consolavano. Alla stessa maniera l’autrice consola il proprio figlio.
Inviato da: Maria Teresa Bonifazi
Oh!! Staffulà!!!
Inviato da: Massimo Bolognini - Max
A certi critici
Inviato da: CONCARLO